Chiesa di Santa Croce a Greve

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Storia
  • Commenti dell'articolo:0 commenti

Di tutte le chiese storiche che si trovano nel Comune di Greve in Chianti, la Parrocchiale del Capoluogo è la più giovane. Venne costruita fra il 1833 e il 1835 su progetto di Luigi Cambray Digny, architetto geniale e versatile (nonché fiorentinissimo, nonostante il nome francese), che il Granduca Leopoldo II aveva nominato Direttore delle Fabbriche Architettoniche: in pratica, ministro delle infrastrutture, con l’autorizzazione a progettare personalmente le opere di interesse pubblico ritenute più importanti. Poiché venne messo a riposo (cioè andò in pensione) nell’anno 1835, la Parrocchiale di Greve si può considerare l’ultima sua opera pubblica: un chiaro indizio di quanto fosse considerata importante, un vero e proprio affare di Stato.

Come molti architetti dell’epoca, Cambray Digny oscilla fra il gusto neogotico e quello neoclassico. Il primo lo adotta esclusivamente quando progetta giardini all’inglese, luoghi di svago e di ricreazione; ma quando si tratta di edifici, civili e religiosi, il suo linguaggio rimane robustamente neoclassico, rivisto e corretto secondo il gusto del Quattrocento fiorentino, caratterizzato da linee pulite, geometriche e razionali: quello che si ritrova appunto nella Parrocchiale di Greve.

La nuova chiesa, intitolata a Santa Croce, sostituiva quella antica, costruita come Cappella a servizio del borgo nato intorno al Mercatale, che si teneva nella piazza di Greve già all’inizio del Trecento. E’ un edificio imponente, a tre navate, ispirato alla tipologia rinascimentale: la spazialità è sottolineata dal rifacimento del presbiterio in occasione della riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II. Il legame con Firenze (e quindi con il Governo, in un momento in cui, in tutto il Granducato, si aprono i cantieri per realizzare numerose infrastrutture di interesse pubblico) viene sottolineato dal motivo decorativo utilizzato per il soffitto della navata centrale, citazione diretta di quello che si trova nella Basilica di Santo Spirito. La qualità della progettazione viene confermata dalla scelta dei toni cromatici, analoghi a quelli del Rinascimento fiorentino: il bianco delle superfici intonacate e il grigio (nella tonalità della pietra serena), che rileva i pilastri e gli elementi decorativi.

Le due tonalità si ritrovano anche nel bassorilievo dedicato alla Sacra Famiglia, realizzato da Pio Fedi, considerato all’epoca, dopo la morte di Canova, il primo scultore d’Italia: l’unico fra i moderni che ha avuto l’onore di vedere un suo gruppo statuario, il monumentale Ratto di Polissena, collocato nella Loggia dei Lanzi, fra Palazzo Vecchio e gli Uffizi, a pochi metri dal Perseo di Benvenuto Cellini.

La facciata, con gli archi a tutto sesto, ribadisce il rapporto con Firenze. In una delle due nicchie si trova la statua di Giovanni Battista, patrono della città; mentre l’altra, che raffigura a San Francesco, rimanda all’antico Convento che oggi ospita il Museo d’Arte del Comune di Greve (una vicinanza confermata dall’intitolazione della Chiesa in onore della Croce, attributo di Francesco come alter Christus, segnato dalle stimmate).

Paradossalmente, proprio per la sua costruzione relativamente recente, l’edificio rimarrà indenne, nei decenni successivi, dalla moda delle modifiche in stile neogotico o neoromanico che ha investito molte parrocchiali del Chianti fiorentino e senese, stravolgendone l’assetto originale.

Col passare degli anni e lo spopolamento delle campagne, la Propositura di Santa Croce a Greve (questa la denominazione ufficiale) diventa una specie di riassunto della vita religiosa del territorio, via via che dalle chiese non più officiate venivano tolte, per motivi di sicurezza, le opere d’arte che le decoravano. A metà della navata destra si trova una pregevole Madonna col Bambino, attribuita al Maestro da Greve, eseguita a fresco nel Trecento come tabernacolo per il loggiato che circondava – e circonda – l’area del Mercatale;  mentre intorno all’altare del Santissimo Sacramento è stata rimontata la cornice in terracotta invetriata eseguita da Santi Buglioni per la Chiesa delle Convertoie. L’opera più pregevole, trasportata dalla chiesa di Uzzano, è collocata nella Cappella dalla quale si accede alla sacrestia: il Trittico quattrocentesco con la Madonna in trono, firmato da Bicci di Lorenzo. Sul fondo oro, di gusto medievale, spiccano la tridimensionalità dei personaggi, intorno al trono disegnato secondo i canoni della prospettiva rinascimentale.

Ultimo arrivo, il più antico fonte battesimale della zona: la vasca ottagonale in pietra serena, realizzata per la Pieve di San Pietro a Cintoia, di cui fu titolare Giovanni de’ Medici, Papa col nome di Leone X. Numerose altre opere si sono aggiunte, fresche di restauro, lungo le navate, a rinnovare le memorie religiose e civili di un territorio che da tanti secoli si trova nel cuore di un crocevia della storia europea.

Lascia un commento